La Pagina Ufficiale dell’Avv. Pitorri a Roma

Lo Studio Legale dell’Avv. Iacopo Maria Pitorri si trova a Roma, in Via Giovanni Amendola n 95, a 50 metri circa dall’entrata principale della Stazione Termini. Puoi rivolgerti allo Studio dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri (cassazionista, iscritto nell’elenco dei difensori di ufficio e degli abilitati al Patrocinio a spese dello Stato dell’Ordine degli Avvocati di Roma, iscritto nell’elenco dei custodi Giudiziari presso il Tribunale di Roma) per ricevere consulenza ed assistenza legale. Lo Studio Legale dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri a Roma offre infatti servizi in materia di diritto del lavoro, diritto dell’immigrazione, diritto penale, diritto civile, diritto della previdenza sociale, diritto amministrativo, diritto tributario, responsabilità civile e diritto di famiglia e dei minori.

AVVOCATO PITORRI: AIUTIAMO GLI IMMIGRATI GRAZIE A INTERNET

Fino a poco tempo fa, una delle bufale sugli immigrati che girava molto facilmente sul web era la classica storiella dei 35 euro al giorno, degli iPhone, degli alberghi di lusso. Naturalmente, portano la criminalità. Come se il tasso di quest’ultimo fosse legato a doppio filo con il colore della pelle, dell’orientamento religioso o sessuale. Per non parlare della combo cellulare e wi-fi, che ha indignato i più. Perché si diffondono questi stereotipi incontrollati? Per fortuna, il web è al momento più ispezionato, soprattutto per quanto riguarda i Social Network. Ma non è abbastanza. È la mentalità che andrebbe allenata, corretta. Nascere dalla parte “giusta” del mondo è stato un dono. Davvero non vogliamo condividerlo con chi è stato meno sfortunato? Perché ci siamo dimenticati di quanto i nostri bisnonni sono andati in America e venivano giudicati sporchi solo perché del Sud Italia? Come abbiamo potuto scordarci di ciò che abbiamo subito noi? Come abbiamo potuto non imparare la lezione? L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri è sempre stato attento alle dinamiche di internet ed ai rapporti “digitali” con i cittadini extracomunitari che decidono di approdare in Italia.

Controlla sempre il requisito del reddito 

Altro requisito fondamentale, ricorda l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, è il possesso di un reddito minimo pari all’assegno sociale previsto per l’anno (780 euro, in questo caso). In relazione al reddito disponibile, c’è un’ulteriore specifica da sottolineare. Se, infatti, il cittadino straniero fa richiesta del Permesso di soggiorno CE 2020 per sé stesso e per i suoi congiunti, il reddito dovrà essere pari o addirittura superiore al valore dell’assegno sociale annuo previsto, con una maggiorazione del 50% per ogni familiare per cui si presenta l’istanza. Se, invece, il cittadino ne fa richiesta e ha due o più figli di età inferiore ai 14 anni, il reddito dovrà essere pari o superiore al doppio dell’importo previsto nell’anno dall’assegno sociale. Dunque, il cittadino richiedente potrà avanzare istanza di Permesso di Soggiorno CE 2020 oltre che per sé stesso anche: per il coniuge maggiorenne da cui non si è legalmente separati; per i figli minorenni anche nati fuori dal matrimonio e appartenenti solo ad uno dei coniugi; per i figli che abbiano raggiunto la maggiore età, ma siano affetti da invalidità totale; per i genitori a proprio carico.

Lo status di rifugiato viene conferito dalla Commissione territoriale competente, da cui il richiedente potrà ottenere la relativa protezione internazionale. In particolare, lo status di rifugiato si inserisce in un concetto più ampio e generale, che è quello “protezione internazionale”, secondo quanto riportato dalla Direttiva numero 2004/83/CE del 29 aprile 2004. Quest’ultima è conosciuta come “Direttiva Qualifiche”, recepita nell’ordinamento italiano con il Decreto Legislativo n. 251/07, quest’ultimo conosciuto come “Decreto qualifiche”. Esso delinea le norme che disciplinano l’attribuzione ai cittadini di paesi terzi o apolidi lo status di rifugiato o di “persona altrimenti bisognosa di protezione sussidiaria”. Secondo quanto contenuto all’interno dell’articolo 1, lettera a), della Convenzione di Ginevra del 1951 può essere considerato “chi temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di siffatti avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”. Nel momento la persona consegue lo status di rifugiato, la Questura rilascia un permesso per “asilo politico”. 

Se il primo rilascio avviene per decisione della Questura, il rinnovo successivo si realizza alla posta. In particolare, un permesso di soggiorno per asilo politico dura 5 anni ed è rinnovabile. Un permesso di soggiorno per motivi politici permette di accedere allo studio, allo svolgimento di un’attività professionale (sia di natura autonoma, che subordinata), ad un impiego nel pubblico e all’iscrizione al servizio sanitario. Inoltre, un permesso di soggiorno per asilo politico permette allo straniero con lo status di rifugiato di accedere ai servizi assistenziali previsti dall’Inps, come l’assegno e la pensione agli invalidi civili, oltre che all’assegno di maternità previsto dai Comuni. Coloro che detengono il permesso di soggiorno per asilo politico possono inoltrare un’istanza per conseguire anche il “Permesso UE per soggiornanti di lungo periodo”. All’interno delle annotazioni che accompagnano il permesso, c’è un’annotazione, quella di “protezione internazionale riconosciuta dall’Italia”, accompagnata dalla data in cui la stessa è stata emessa. 

Cosa fare al termine dei 5 anni?

Infine, i 5 anni di durata del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo si calcolano “dalla data di presentazione della domanda di protezione internazionale in base alla quale la protezione internazionale è stata riconosciuta”. Sarà proprio la Commissione territoriale a rilasciare al richiedente un certificato che dimostri il suo status di rifugiato. Inoltre, una volta conseguito il permesso di soggiorno per asilo politico, il rifugiato può avanzare richiesta di “ricongiungimento familiare”, per permettere ai familiari di entrare sul territorio italiano. Allo stesso tempo, il rifugiato non deve attestare di essere in possesso di un alloggio e di un preciso reddito, requisiti invece obbligatori per coloro che hanno altre tipologie di permesso di soggiorno. Poi, se la famiglia del rifugiato è già presente in Italia, ma non possiede un regolare permesso di soggiorno per motivi familiari, può farne richiesta, attivando una procedura postale, inoltrando un’istanza per il conseguimento del permesso per motivi di familiari. In particolare, i familiari coinvolti sono i seguenti: il coniuge; i figli minori, a cui si è legati da un qualsiasi rapporto, purché  non siano sposati e a carico del titolare del permesso per asilo politico; i figli maggiorenni a carico se toccati da una totale invalidità; “i genitori con molte restrizioni”.

Avvocato Pitorri: storie di immigrati e integrazione in Italia 

Che cosa significa essere un immigrato al giorno d’oggi? Sebbene le politiche dell’immigrazione stiano lentamente avanzando verso un futuro meno incerto, ci sono ancora tanti pregiudizi in merito. L’unico modo veritiero per comprendere che cos’è l’immigrazione è leggere le storie degli immigrati, di coloro che hanno sfidato il mare, di chi è arrivato qui con nulla in tasca, se non dei sogni. O forse la speranza di trovare qualcuno pronto ad accoglierlo, a dargli una spinta fondamentale per trovare se stesso. 

Avvocato Pitorri: l’avventura italiana, i viaggi della speranza

Li sentiamo spesso nominare alla televisione, sui giornali, li leggiamo a caratteri cubitali sui quotidiani: viaggio della speranza. In effetti, gli immigrati che vengono qui sono alla ricerca della speranza di potersi integrare, di trovare lavoro, di essere accolti. E non è così, o non lo è almeno per una buona percentuale di persone. E questo è un problema enorme. La narrazione dell’immigrazione è spesso travisata o – peggio – resa migliore di quel che è davvero. Oltretutto, in un’era digitalizzata, dove abbiamo a disposizione il web per informarci, c’è ancora tanta ignoranza sull’integrazione. Per non parlare delle fake news che circolano sui Social Media e che a tutti gli effetti minano gli aspetti positivi dell’integrazione.

LA STORIA DI AMAAL

“Sono venuta in Italia molti anni fa. Ci ho messo tanto a integrarmi, non è stato per nulla facile. Non me lo aspettavo così. Ma ci sono state tante persone a darmi una mano, a non farmi sentire straniera. Del mio viaggio della speranza, ancora ricordo l’odore del sudore misto all’odore del mare e della paura. Paura di non essere accettati. Paura di essere rispediti indietro. Oggi, l’Italia è anche il mio paese, la mia terra. La mia felicità.”

AVVOCATO PITORRI: AIUTIAMO GLI IMMIGRATI AD INTEGRARSI

Le difficoltà per gli immigrati non passano solo per i pregiudizi, ma anche e soprattutto per la burocrazia italiana. Immagina di trasferirti improvvisamente in un altro paese, di non conoscere la lingua, di non saperne gli usi e i costumi. E di ritrovarti a non sapere a chi chiedere aiuto, come chiedere il permesso di soggiorno. Non è semplice integrarsi per gli immigrati. Quando giungono qui con il barcone, devono fare i conti con l’ostilità, con la chiusura mentale, con la paura. E loro già ne hanno, la provano, stretta dentro il cuore. Bisogna ricordare che cosa dice l’Unione Europea a riguardo: confronto e scambio di valori, di standard di vita e modelli di comportamento tra popolazione immigrata e società ospitante.

Tra le figure più importanti e da prendere come modello, ci viene in mente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che si batte per i diritti degli immigrati, che tende loro più di una mano, che cerca di combattere l’ignoranza e il razzismo ed offre un servizio di assistenza legale trasparente, concreto ed efficace.