Diritto all’oblio: l’evoluzione della giurisprudenza in tema di cancellazione dei dati personali dal web

La privacy e la gestione delle informazioni personali sono diventate una questione di fondamentale importanza nell’era digitale. Con l’avvento di Internet e dei social media, le informazioni personali sono facilmente accessibili e possono rimanere online per sempre.

Negli ultimi anni, si è sviluppato un concetto legale noto come “diritto all’oblio”, che mira a proteggere la privacy delle persone ea garantire la rimozione di informazioni obsolete o pubblicato in modo inappropriato dai motori di ricerca e dalle piattaforme online. Il diritto all’oblio è una componente fondamentale del diritto alla privacy e si basa sull’idea che le persone abbiano il controllo delle informazioni riguardanti la loro vita privata. Esso si oppone al concetto di “memoria digitale” illimitata, in cui le informazioni possono essere conservate indefinitamente e avere un impatto negativo sulla reputazione di un individuo.

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Il Regolamento generale sulla protezione dei dati personali

In Europa, l’art. 17 del Regolamento generale sulla protezione dei dati personali (GDPR) svolge un ruolo importante nel diritto all’oblio. Esso segnala che, sotto determinate condizioni, gli individui hanno il diritto di richiedere la rimozione dei propri dati personali dalla pubblicazione di una notizia sul web, compresa la richiesta di cancellare notizie da Google.

La giurisprudenza europea in tema di cancellazione dei dati dal web

La giurisprudenza europea sul diritto all’oblio ha preso forma attraverso una decisione storica della Corte di giustizia dell’Unione europea, la sentenza Costeja del 2014. In tale sentenza, la Corte ha stabilito che gli individui hanno il diritto di richiedere la rimozione dei link a informazioni personali obsolete o inappropriatamente pubblicate dai motori di ricerca, a condizione che tali informazioni non siano più rilevanti o siano contrarie agli interessi legittimi dell’individuo. Questa sentenza ha gettato le basi per il diritto all’oblio in Europa e ha stabilito che i motori di ricerca devono valutare attentamente le richieste di rimozione di informazioni personali.

Successivamente, nel 2018, l’adozione del GDPR ha ulteriormente rafforzato il diritto all’oblio, estendendo la sua applicazione a livello globale. Il GDPR ha introdotto sanzioni severe per le violazioni della protezione dei dati personali e ha garantito ai cittadini europei il diritto di richiedere la rimozione delle informazioni personali da qualsiasi servizio online, indipendentemente dalla sede dell’azienda.

La giurisprudenza recente 

La recente sentenza della Corte di Cassazione italiana, n. 6806 del 7 marzo 2023, ha affrontato una controversia legata al diritto all’oblio. La Corte ha ribadito alcune posizioni già espresse in due precedenti ordinanze, la n. 2893 del 31 gennaio 2023 e la n. 6116 del 2023. Nell’ordinanza del 31 gennaio, la Corte ha riconosciuto che gli individui hanno il diritto di richiedere la cancellazione dei propri dati personali quando sussistono determinati motivi. Tuttavia, la Corte ha sottolineato l’importanza di valutare attentamente ogni singolo caso, prendendo in considerazione sia il diritto all’oblio che gli altri diritti e interessi in gioco, come la libertà di espressione e d’informazione. Nell’ordinanza n. 6116, la Corte ha ribadito il principio che il diritto all’oblio non è assoluto, ma deve essere bilanciato con altri diritti fondamentali. La rimozione dei dati personali può essere giustificata solo in determinate circostanze, ad esempio quando i dati sono obsoleti, irragionevoli o quando la loro pubblicazione arreca un pregiudizio ingiustificato alla persona coinvolta.